BLOG | GIORNALE YIN & YANG

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A CURA DI © Gαbriєℓα Bαℓαj

18.6.15

Dall’amore divino a quello umano


Dall’amore divino a quello umano

"Nell’introduzione a questo post ho distinto il piano della personalità e quello animico. Per personalità intendo l’insieme del corpo fisico, delle emozioni e della mente inferiore (quella, per intenderci, con cui facciamo la spesa al supermercato) in un essere umano.

Il piano dell’anima è invece quello dell’origine, della scintilla eterna che permea di vita il nostro esistere. Per chi, come me, crede nella reincarnazione, questa scintilla decide consapevolmente, di esistenza in esistenza, di costruirsi e “nascondersi” in un corpo in modo da poter affrontare, vivere e risolvere schemi energetici a livello fisico, emozionale e mentale lasciati indietro dalle incarnazioni precedenti. Lo scopo, per l’anima, è di sciogliere progressivamente i nodi creati dalla personalità lungo il percorso, aumentando la propria crescita affinando via via la qualità della propria esperienza.

Nel piano della personalità le dinamiche sono controllate da un principio di causa ed effetto, mentre in quello animico i fenomeni si richiamano l’un l’altro attraverso l’analogia o, dal punto di vista energetico, di risonanza.

La radice del vero innamoramento tra esseri umani

Questa legge opera anche tra umano e umano. A ciascuno di noi sarà già capitato di provare istintivamente una grande affinità nei confronti di una persona appena conosciuta, senza che ci sia un motivo concreto sul piano di causa ed effetto (quello di personalità). Magari al primissimo incontro quella persona non ci piace neanche, la giudichiamo negativamente nel suo aspetto fisico o per un suo atteggiamento, o per un determinato suo comportamento. Ma poi, magari, ci capita di approfondire la nostra conoscenza con questo essere umano e, dopo pochi scambi di parole, a volte solo di sguardi, quando si verificano quelle pause brevi tra un discorso e l’altro, scatta qualcosa che ci lascia sorpresi.

A mano a mano che l’incontro o gli incontri si moltiplicano e si approfondiscono, sensazioni di “famigliarità”, di “già vissuto”, prendono spazio e si intensificano. Siamo ormai entrati in relazione.

Malgrado le resistenze, gli avvertimenti e magari le paure della mente razionale, che poco o nulla può nei confronti di questo fuoco, all’improvviso o dopo poco, o magari dopo giorni o settimane, ci ritroviamo immersi nel bisogno di condividere la nostra esperienza quotidiana con quella persona, mentre una sensazione di assoluto che si completa prende sempre più forma dentro di noi a mano a mano che scambiamo momenti di vita insieme.

anima_gemella

E’ la radice dell’innamoramento animico, il ritrovamento della propria anima gemella.

A volte, purtroppo, la nostra anima gemella non è ancora pronta a stabilire una relazione con noi anche sul piano della personalità, completandola nei suoi aspetti emozionali e fisici, dato che sta ancora vivendo relazioni e affrontando situazioni di vita che fanno parte del suo percorso autodiretto.

Ma la potenza della risonanza animica può tenerci per lungo tempo uniti a questa persona, nella speranza che finalmente un giorno si liberi e possa intraprendere un percorso con noi.

Non è detto che in questa vita si possa intraprendere liberamente una relazione completa di tutti gli aspetti di cui umanamente abbiamo bisogno per poter raggiungere la completezza. Quel giorno potrebbe infatti non arrivare mai, e questa può essere fonte di grande frustrazione e, in definitiva, di sofferenza.

L’unica soluzione per integrare questa esperienza nel nostro cammino evolutivo è la presa di coscienza necessaria e, direi, quasi doverosa, della discordanza fra risonanza animica e quella sul piano umano. Solo spostandosi a un livello di consapevolezza che vada oltre la sfera della personalità possiamo trovare le chiavi per la comprensione di questo meccanismo, finalizzato al completamento dell’evoluzione di ciascuna anima verso il ritorno alla Fonte, ove tutto è uno ma anche dove non esiste né causa, né effetto, né evoluzione, né cambiamento."

 Estratti da Charles Mopsik, Les Grands Textes de la Cabale (Pratiques religieuses et efficacité théurgique Dans la cabale des origines au milieu du XVIII siècle), Verdier, Paris, Lagrasse, 1993, pp. 75-76.

 fonte

Io posso avere un incontro d'amore, ma sta al mio libero arbitrio, alla mia scelta del qui e ora viverlo oppure rifiutarlo. Ebbene, la sofferenza enorme di chi vede l'altro allontanarsi sta nella non-accettazione dell'altrui volere, nella non-accettazione del fatto che l'anima che un tempo abbiamo amato stia scegliendo in questa vita di non entrare in relazione con noi. 

... la lezione per noi è quella del lasciar andare: ovvero, lasciare che l'anima dell'altro vada dove più desidera, perché la lezione più grande d'amore è sempre quella di lasciare libero colui/colei che si ama. Tanto più cerchiamo di far restare l'altro al nostro fianco (anche al di là della sua propria volontà) tanto più il nostro amore è egoistico: il nostro amore non è rivolto all'altro, ma al nostro stesso ego, alla nostra soddisfazione e non a uno scambio profondo che ci alimenta.

La legge del lasciar andare non dice che lasciando andare l'altro, questi se ne andrà: dice piuttosto che "lasciando l'altro libero di andare, questi potrà scegliere che direzione prendere e nulla gli impedisce di tornare verso di noi con una consapevolezza diversa". Anche perché, a livello di anima, noi siamo sempre uniti.
Il trattenere l'altro è, però, un non-amore: è per questo che spesso l'anima che sceglie un percorso di consapevolezza d'amore prima o poi incappa in questa prova così dolorosa. Non solo. L'ostinarsi a volere un amore impossibile (o divenuto tale) crea una sofferenza fortissima: non è l'amore impossibile che crea sofferenza, ma il nostro restarvi attaccati.
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5 ferite emotive dell’infanzia che persistono quando siamo adulti

1- La paura dell’abbandono
La solitudine è il peggior nemico di chi ha vissuto l’abbandono durante l’infanzia. Ci sarà una costante attenzione alla carenza, che porterà chi ne ha sofferto ad abbandonare il suo partner o i suoi progetti quando ancora è presto, per paura di essere loro stessi quelli che verranno abbandonati. È una sorta di “ti lascio prima che sia tu a lasciare me”, “nessuno mi appoggia, non posso sopportare tutto questo”, “se vai via, non tornare”…

Le persone che hanno vissuto esperienze di abbandono durante l’infanzia, dovranno lavorare sulla loro paura della solitudine, sul timore di essere rifiutati e sulle barriere invisibili del contatto fisico.

Le ferite causate dall’abbandono non sono facili da curare. 
Sarete voi stessi a prendere coscienza di quando le ferite inizieranno a rimarginarsi e quando il timore dei momenti di solitudine sparirà e sarà sostituito da un dialogo interiore positivo e speranzoso. 

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